Il ministro italiano dell’Economia, da Davos, risponde alle minacce degli Stati Uniti, unendosi a Francia e Regno Unito: «La tassazione italiana scatterà dal febbraio 2021»
«L’Italia punta a un accordo globale per la web tax, ma in assenza di questo accordo scatterà la tassazione italiana a partire dal febbraio 2021».
Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, da Davos, risponde alle minacce degli Stati Uniti, unendosi così a Francia e Regno Unito che chiedono un’intesa globale in sede Ocse ma che non intendono fare sconti ai big di internet pur concedendo un anno di tempo. «Non faremo alcuna marcia indietro sulla web tax già approvata dal Parlamento», ha spiegato il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire. «La tassa sui servizi digitali verrà applicata a partire da aprile», ha detto il cancelliere dello Scacchiere britannico Sajid Javid. Più cauta la Germania, l’obiettivo diretto dei dazi sulle auto europee.
Le minacce degli Stati Uniti
A Davos, il confronto sui dazi si è saldato con la maxi-elusione fiscale delle grandi corporation di internet – come Google, Amazon, Facebook- che in Europa pagano tasse irrisorie scegliendo la domiciliazione fiscale più vantaggiosa. Donald Trump ha parlato di «misure dolorose» e gli Usa sono tornati a minacciare dazi al 25% sulle auto europee.
«Una digital tax è discriminatoria per sua natura e la tassazione internazionale è complicata. Ma se si vuole imporre una tassa sulle nostre società, considereremo l’introduzione di tasse sulle case automobilistiche straniere», aveva detto il segretario del Tesoro statunitense, Steven Mnuchin, in un panel durante i lavori del Forum economico mondiale. «Avremo numerosi incontri su questo tema, e ne parleranno il presidente Donald Trump e Boris Johnson, primo ministro britannico, così come abbiamo discusso con il presidente francese Emmanuel Macron», aveva aggiunto Mnuchin.
Dalla Francia «nessuna marcia indietro»
Nel negoziato con gli Usa, con la telefonata Trump-Macron di domenica scorsa e con il dialogo con il segretario del Tesoro Steven Mnuchin, «abbiamo rifiutato qualsiasi marcia indietro o sospensione della tassa», ha spiegato il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire. «Il Parlamento francese l’ha votata e resta in vigore. L’alternativa a un compromesso costruttivo è la guerra commerciale. E una volta che questa è dichiarata, è molto difficile uscirne».
«Siamo d’accordo – ha aggiunto Le Maire – con il segretario del Tesoro statunitense Steven Mnuchin per un quadro globale comune. Ma se non ci sarà un accordo la Francia non farà un passo indietro, ed è pronta a riscuotere la tassa sulle attività digitali delle grandi imprese globali a partire dal dicembre del 2020».
Sull’approccio alla web tax «ho parlato con il ministro dell’Economia italiano Roberto Gualtieri, e siamo completamente sulla stessa linea», ha detto Le Maire, aggiungendo che «spetta ora all’Italia decidere».
Anche in seguito a un incontro con il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria, il governo francese ha comunque scelto di rinviare la riscossione del primo acconto della tassa, in attesa di un accordo globale.
Nel Regno Unito il via ad aprile
«Contiamo di andare avanti con la tassa sui servizi digitali a partire da aprile. È proporzionata e deliberatamente progettata come una tassa temporanea, finché non ci sarà un accordo internazionale», così il cancelliere dello Scacchiere britannico Sajid Javid durante un panel a Davos nel quale era presente anche Mnuchin.
«Dazi chiamano dazi e noi non li vogliamo, ma anche se non è questo il mondo che vogliamo, la nostra iniziativa sarà all’altezza di quella degli altri», ha detto il presidente dell’Europarlamento, David Sassoli, a margine dei lavori di Davos. «Pagare le tasse è un atto di giustizia, ce lo hanno anche insegnato gli americani», ha chiuso Sassoli che in Svizzera ha anche incontrato il ceo di Apple, Tim Cook.
Il negoziato sulla tassa digitale tra Europa e Stati Uniti
«Vogliamo che la base delle trattative all’Ocse sia solida e credibile» e dovrà riguardare sia il principio della tassazione sulle imprese digitali, sia un livello minimo di tassazione delle imprese. «Credo che non sia più sul tavolo il principio della tassazione opzionale» che era stato avanzato da Washington, ha precisato Le Maire.
Il ministro francese ha poi assicurato che la Ue è «unita come mai» sul tema della web tax e di avere il sostegno, tra gli altri, del commissario agli Affari Economici, Paolo Gentiloni: «Siamo della stessa idea. Vogliamo avanzare assieme. Quanto ai rapporti con gli Usa, abbiamo deciso di fermare l’escalation e di trattare», ha detto ancora Le Maire. «Vogliamo avere un sistema di tassazione solido ed efficace per il ventunesimo secolo, dobbiamo affrontare l’evasione fiscale delle grandi imprese digitali che fanno grandi profitti ma non pagano quasi tasse», ha concluso il ministro francese.
Trump e von der Leyen: sui dazi accordo vicino
Nemmeno Trump sembra tuttavia disposto a cedere. Forte dell’accordo Fase Uno sul commercio raggiunto con la Cina, in piena campagna elettorale e con l’avvio dell’impeachment, il presidente Usa ha attaccato l’Europa. «Se non otteniamo qualcosa, dovremo agire, e l’azione – ha detto – saranno tariffe molto elevate su auto e altri beni che vengono importati nel nostro Paese».
In realtà un accordo transatlantico sui dazi potrebbe essere vicino: la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, dopo aver visto Trump a Davos ha detto che potrebbe essere raggiunto «entro poche settimane». Trump stesso ha detto che l’Europa «non ha altra scelta» prevedendo che l’accordo potrebbe essere concluso «davvero velocemente».
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